Cineforum : "L'albero di Antonia" di
Marleen Gorris
Titolo originale "Antonia's line"
(Olanda, Belgio, Gran Bretagna, 1995)
Premio Oscar 1996 come miglior film straniero
Regia e sceneggiatura: Marleen Gorris
Fotografia: Willy Stassen
Montaggio: Marina Bodbijl, Wim Louwrier, Michiel Reichwein
Scenografia: Harry Ammerlaan
Musica originale: Ilona Seckaz
Suono: Dirk Bombey
Costumi: Jany Temime
Produttore: Hans De Weers
Interpreti: Willeke Van Ammelrooy (Antonia), Els Dottermans (Danielle),
Veerle van Overloop (Thérèse), Mil Seghers (Dito Storto)
L'amore di Sarah
Sarah una bambina di sette otto anni, parla della sua bisnonna Antonia,
che quando sta per morire chiama al suo capezzale tutta la sua famiglia
e le persone che ha amato. Un lungo flash back, il presente diventa
ricordo del passato. 1945, Antonia ancora giovane con sua figlia
Danielle di venti anni, torna nel suo paese di origine in Olanda per
assistere alla morte della madre. Nonostante l’ipocrisia dei cittadini
del borgo, la donna riesce a costruire attorno a se una comunità.
Comincia ad ospitare personaggi strani e handicappati, emarginati dal
resto del paese tra questi Willem Lo Scemo, sfruttato dai contadini del
villaggio, Deedee una ragazza ritardata, violentata dal fratello e
maltrattata dal padre; un prete libertino, Letta, una donna
permanentemente incinta; Dito Storto, il filosofo del villaggio,
rinchiuso in casa dalla fine della grande guerra, la figlia di Danielle,
Thérèse una ragazza dalla spiccata intelligenza, molto affezionata a
Dito Storto che le farà da educatore, e Sarah, figlia di Thérèse bimba
vivace e sensibile. Gli uomini nel testo hanno “importanza” ed hanno
tutti una cosa in comune quella di essere usati come degli oggetti: Il
giovane belloccio di città serve a Danielle solo per rimanere incinta,
Ras, un anziano contadino che chiede ad Antonia di sposarlo per allevare
i suoi tre figli maschi, viene accettato solo nei limiti di un rapporto
extramatrimoniale che ha come unico scopo quello di soddisfare i bisogni
sessuali della donna. Il prete spretato viene sedotto da Letta non
perché lei desideri un uomo, ma perché ha bisogno di un uomo per
soddisfare il suo continuo desiderio di procreare. Ma quando Letta
muore, l'uomo abbandona il villaggio insieme a suoi dodici figli,
probabilmente la presenza di quest’ultimo rischiava di compromettere gli
equilibri di potere creatisi nella casa di Antonia. A questi uomini via
via allontanati dal mondo della Gorris, si aggiungono altre figure
maschili più marginali, tutte negative: il prete cattolico, bigotto e
falso. Pitte, il più anziano dei figli di una famiglia locale, è uno
psicopatico e uno stupratore e Janne, suo fratello, che lo uccide per
appropriarsi dell'eredità paterna. In effetti il sesso maschile non fa
certo una bella figura in questo film di donne realizzato da una donna,
che anzi, contrappone con forza i personaggi femminili, intelligenti,
autonomi, fantasiosi e dinamici, a quelli maschili, ottuse macchine
utili solo alla riproduzione della specie. Non viene salvato nemmeno
Dito Storto, l'amico di Antonia, con la sua incapacità di vivere la vita
vera rinchiudendosi negli studi, morirà impiccato. Le morti e le nascite
come le stagioni si susseguono nel film come una danza rituale, che ha
un ciclo infinito. Le immagini che l’autrice fa pervenire a nostri occhi
sono bellissime: i colori del cielo e della vita di campagna
accompagnano i momenti lieti o drammatici del film. Particolare
attenzione si deve dare al surrealismo del racconto: con angeli che si
muovono morti che risorgono crocifissi che parlano e cantano, visti
dagli occhi di Danielle e da quelli della piccola Sarah, servono a dare
un po’ di ironia al racconto e fungono da consiglieri. Nel film tutto è
accettato tranne la violenza che porta dolore e rabbia allo stesso
tempo. L’amore è vissuto con grande armonia e felicità: ne è esempio il
rapporto omosessuale tra Danielle e l’istitutrice di Thérèrese. Antonia,
riesce a compire un’opera straordinaria quella di creare in una società
patriarcale un mondo di donne. “E nell’ attimo in cui tutto finisce” -
morte di Antonia – niente finisce…. – Poiché Sarah, sarà forte
dell’esperienza accumulata in quattro generazioni di donne.di Stefano Forgione
Storia di cinque generazioni
Nel film "L'albero di Antonia", viene narrata la generazione storia di
cinque generazioni di donne. Costituendo una grande famiglia, o per
meglio definirla una piccola società. Quotidianamente si fa esperienza
diretta della vita familiare, cioè essere membro di una famiglia ,una
sorta di piccola società, una comunità formata da genitori e figli. In
famiglia i figli sono cresciuti ed educati, i genitori se ne occupano
non solo provvedendo alle loro necessità ma anche aiutandoli a risolvere
i loro problemi, stando loro vicini, consigliandoli, dialogando con
loro. E' soprattutto in famiglia che i figli si formano, acquistando
quei valori in cui credere e imparando quei doveri e quei diritti che
caratterizzano la vita nella società. Il nucleo famigliare di oggi è
comunque molto diverso da quello del passato: è cambiato in termini di
composizione, di dimensioni e di funzioni; sono cambiati i rapporti tra
moglie e merito e tra genitori e figli; si sono trasformati i modi di
esprimere i sentimenti e di organizzare la vita quotidiana; è mutata,
infine, che ciascuno di noi e la società nel suo complesso ha della
famiglia. I modelli di famiglia, le loro caratteristiche e le loro
trasformazioni nel corso degli anni possono essere studiati anche
attraverso le immagini. La stragrande maggioranza di famiglie oggi è
composta solo di genitori e figli ma non è sempre stato così. in Italia
nello scorso secolo, prima dell'industrializzazione, la società era
fondata quasi esclusivamente sul lavoro agricolo. La maggior parte delle
famiglie contadine rappresentavano delle vere e proprie aziende
economiche, unità produttive e di consumo. La famiglia si identificava
con tutti i membri di questa azienda che vi lavoravano e vi abitavano.
Questi membri non erano necessariamente parenti, vi erano anche servi e
apprendisti. Il compito di servi e apprendisti era di lavorare
nell'azienda. Il padrone nei loro confronti esercitava anche un'autorità
paterna; si preoccupava della loro crescita, della loro educazione
morale, dei loro matrimoni. Se i servi erano assimilati ai figli, i
figli e la moglie erano considerati parte dell'azienda come i servi e
nei loro confronti il capofamiglia si comportava da padre ma anche da
padrone. I sentimenti familiari e l'amore coniugale non erano elementi
importanti, i matrimoni erano per lo più combinati e l'amore familiare
era considerato l'adempimento di un dovere. Nelle famiglie
aristocratiche, in cui il rapporto familiare era dato più dal rapporto
di sangue che dalla coabitazione cioè dall'abitare con gli altri e
dall'affetto, i matrimoni erano mezzi per consolidare il prestigio o
acquisire proprietà, ricchezze, titoli e potere. La composizione e la
funzione della famiglia cambiarono moltissimo con l'industrializzazione:
i membri della famiglia venivano ora assunti come singoli individui in
cambio di un salario e quindi non avevano più bisogno di lavorare tutti
insieme e i giovani formavano nuovi gruppi familiari fuori dall'ambito
della famiglia d'origine. Certo quella "estesa" non sparì del tutto:
nelle campagne, in Italia, sopravvisse, per esempio, fino agli anni
cinquanta. Ma con lo sviluppo economico, il processo migratorio del Sud
agricolo al Nord industrializzato, coinvolse milioni di persone, con i
conseguenti cambiamenti di mentalità. Il modello di famiglia ristretto o
coniugale divenne gradualmente quello prevalente sia in città sia nelle
zone rurali. di Carlo Ieraci
Le mura di Antonia
"A volte basta poco per stare meglio, a volte basta solo il coraggio di
essere se stessi". E' la società a stabilire cos'è moralmente giusto e
cosa no, è la società a stabilire i tabù. L'omosessualità, o anche,
semplicemente il sesso, al di fuori del matrimonio, è tabù; e solo chi
ha il coraggio di uscire dai recinti creati da una cultura troppo
moralista riesce a vivere in pieno una vita che non d à il tempo di
aspettare. Nel film "L'albero di Antonia", di Marleen Gorris, viene
illustrata la vita di cinque generazioni di donne, tutte e cinque con la
voglia e la forza di ribellarsi agli antichi schemi di paese. E nella
grinta e nella personalità della protagonista, nei colori candidi,
nonostante i temi, nella voce forte di quelle donne che troppo spesso
dovevano sottomettersi ad una mentalità maschilista; vengono messi a
confronto due modi di vivere. Quello estraneo a proibizioni e tabù, e
quello chiuso nelle maestose mura di una casa, "mura" che ostacolavano
un forte amore, "mura" che servivano a dividere due religioni diverse.
Nei sogni dei ragazzi, nella loro voglia di cambiare il mondo, non
possono esistere verità assolute alle quali non bisogna ribattere, negli
occhi dei giovani, quelli che cercano la libertà. In quegli occhi che
vedono i morti ballare gioiosi e i Santi staccarsi dalla dura immagine
marmorea e iniziare a fare qualcosa di "pazzo", di normale. In quegli
occhi c'è solo tanta voglia di uscire dai canoni di un'educazione
impartita da una cultura, c'è voglia di cominciare a vivere, senza
stupidi impedimenti. E come i falchi in catene non possono sopravvivere,
così un individuo cerchiato racchiuso dalle possenti mura del tabù non
può resistere a lungo. di Paola Seminara
Un albero di musica e luce
Un film di Morleen Gorris, ambientato alla fine della seconda guerra
mondiale.Narra la storia di alcune donne che vivono in maniera autonoma.La
protagonista è Antonia, una donna con grande forza d’animo e molto
coraggio, la quale mantiene la famiglia, crescendo nipoti e figli, senza
l’aiuto di nessun uomo al suo fianco, ma basandosi solo sulle proprie
forze.Nel film, anche se tutto si svolge in un piccolo paesino di
campagna, con pochi abitanti, rispecchia la società odierna:violenze,
soprattutto sui minori, problemi etici come il matrimonio, rapporti tra
uomo e donna o tra donne e così via.
La musica che si ascolta durante alcune scene, coinvolge maggiormente il
telespettatore, e fa in modo che ci si possa immedesimare meglio nelle
vicende. Quando, ad esempio, ci sono alcune scene di violenza, esso
aumenta di tonalità, suscitando un forte brivido e provocando una grande
tensione.
Anche la luce trasmette messaggi ben precisi.Si fa più forte o più lieve
a seconda delle vicende, ciò fa denotare meglio degli oggetti che
potrebbero avere un significato profondo.Uno di questi oggetti è il
cancello della casa di Antonia.Esso è sempre aperto, ciò simboleggia
l’accoglienza che viene data a chiunque anche non facente parte della
famiglia. O ancora, la luce che viene proiettata sul volto di un attore,
ombrosa o oscura quando il regista vuol far notare al pubblico la
tristezza o la malinconia del personaggio; splendente, quasi come il
sole, quando c’è allegria, serenità o la semplicità e la purezza di un
bambino.
Gli abiti sono abbinati in modo perfetto a seconda dello stile del
personaggio, del luogo o dell’epoca.Ad esempio: Antonia ,quando arriva
nel paesino dov’è nata, indossa abiti eleganti, ciò sta a significare
che proviene dalla città. Oppure,dopo essersi trasferita in campagna
inizia ad indossare degli abiti sconci, a pettinarsi in modo diverso e
così via.Tutto ciò simboleggia la bontà o nobiltà d’animo della donna, o
ancora, la buona volontà nell’adattarsi ad ogni situazione.
Il passare dei giorni dei mesi e degli anni si nota anche dalle immagini
delle stagioni, che vengono messe in primo piano con una luce adatta.Ad
esempio, per l’estate c’è un immagine di un albero in fiore con una
forte luce quasi accecante, come se ci volesse far notare il caldo clima
e la giornata splendente.
Il film è così vicino alla realtà, che riesce a portare il
telespettatore ad una riflessione accurata, facendogli capire che ogni
attimo della vita deve avere l’importanza che meritata. di Maggie Mercuri
Olga la Rossa
Uno dei film che riesce a rispecchiare al meglio i lati della nostra
società che noi rifiutiamo di accettare è “L’Albero di Antonia”. Film
curato nei minimi particolari sia per quanto riguarda il nel testo che e
nella sceneggiatura. Il film in parte è narrato da una delle
protagoniste, la scena iniziale venne ripresa alla fine. Si tratta di
una donna che alla fine della seconda guerra mondiale, ritorna nel suo
paese da sua madre che stava per morire. Lei si chiamava Antonia e la
figlia Daniel, le due donne si stabilirono definitivamente la dopo la
morte della madre di Antonia. I loro amici erano: un uomo che si nutriva
di cultura il quale lo chiamavano Dito Storto e Olga la rossa, in un
secondo tempo se ne aggiunsero molti altri. Gli eventi narrati in questo
testo sono: donne che sfruttano gli uomini per avere figli a loro
insaputa, violenze all’interno delle famiglie e al di fuori, rapporti
sessuali tra donne, affetto profondo che con il passare del tempo si
dilata in modo considerevole. Ogni scena o singolo oggetto facente parte
di questo film ha un grosso significato che riesce a trasmettere al
telespettatore con una straordinaria semplicità, come ad esempio il
cancello della casa di Antonia che è sempre aperto tranne nel momento in
cui lei esce con il fucile in cerca di vendetta, oppure il susseguirsi
delle stagioni che rappresentano lo scorrere del tempo, e altri. La
musica, le scene e il linguaggio sono amalgamate così bene da far
sembrare tutto così reale e “normale”, anche se alla fine poi lo è, da
far scomparire anche solo per un momento i pregiudizi dalla nostra
mente. La volontà che hanno queste donne di farcela in qualsiasi cosa
senza l’aiuto degli uomini e i figli che non chiedono un padre, vogliono
sottolineare la poca importanza degli uomini che si limita a scopi
personali. La loro famiglia è formata da singole persone che sono
accomunate dalla voglia di farcela e di vivere come preferiscono senza
paura di pregiudizi. Alla fine muoiono più della metà di loro, mentre
gli altri prendono altre strade, in fondo tutto questo anche se ci
rifiutiamo di crederci, esiste e esisterà sempre qualcuno contro, fa
parte della vita e dell’uomo. di Samuela Dromì
L’ educazione di Antonia
I personaggi principali del film “L’albero di Atonia” sono donne.Non mi
è piaciuto tantissimo, non è il tipo di film che preferisco guardare.Ma
mi è stato utile per avermi fatto pensare a come la società sia cambiata
con il tempo e mi ha fatto riflettere per poter così confrontare il
mondo degli anni 45/50, epoca in cui è stato ambientato il film, con
quello odierno.
La cosa strana era il modo di vivere di quelle donne che si ritenevano
capaci di svolgere bene il ruolo di entrambi i genitori e per questo nel
film non vi è la presenza dei loro mariti. Esse portano avanti la
famiglia badando al mantenimento ed all’educazione dei figli in maniera
autonoma. Questi non sentono proprio la mancanza d’affetto del proprio
padre poiché non hanno mai avuto modo di conoscerlo. Ciò non costituiva
un problema per loro. Infatti, studiano, lavorano e mettono in atto ciò
che vogliono riuscendone anche bene. Oggigiorno la mancanza di un uomo
nella famiglia non è un evento affatto piacevole. I figli dovrebbero
crescere contemporaneamente con entrambi i genitori. Una donna senza il
proprio uomo non è per così dire “completa”, perché il bisogno di tutti
è avere accanto la persona alla quale si tiene di più nella vita, con
cui poter dividere ogni attimo di essa. Così come per i figli i quali se
non dovessero avere uno dei genitori, specie la figura del padre,
sarebbero più deboli e più fragili degli altri. Grazie al cielo io ho due
splendidi genitori che sanno amarmi e che con le loro fatiche e
iniziative sono sempre pronti ad incoraggiarmi ad andare avanti nel
lungo e faticoso cammino della vita. di Fedele Damiano
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