"Verso la Mecca" di Fugard
"Verso la Mecca" di Fugard é ambientato in una località sperduta nel
deserto del Sudafrica, Karoo. Qui vive Helen, scultrice bizzarra e già
avanti negli anni. Il giardino è popolato delle sue strane creature: re
magi, gufi, cammelli, tutti girati verso l’oriente a guardare la Mecca.
La sua migliore amica, Elsa, viene a trovarla dalla lontana Capetown,
allarmata per i toni disperati dell’ultima lettera; scopre così che la
comunità protestante del paese e soprattutto il prete che la guida,
vorrebbero far entrare Helen in un ospizio. Cerca di convincere la donna
a rimanere in casa propria e difendere la sua libertà, finché non arriva
il reverendo, Marius, che a sua volta è amico dell’artista, ne conosceva
il marito prima che morisse, e rivendica la bontà delle decisioni prese.
Nasce un scontro fra i tre, più acceso tra Elsa e il prete, basato sulla
libertà e sui principi, intimo e sofferto tra lui e l’anziana donna. Nel
dialogo vengono fuori ricordi, intime verità, rivelazioni, segni di
insofferenza e di affetto insieme, ognuno rivendica le proprie ragioni,
che sono in effetti ragioni del cuore. La regia di Emanuela Giordano
gioca sui toni soffusi, evidenziando l’estrema fragilità e umanità dei
personaggi, che vibrano delicatamente, come le tante candele di cui
Helen riempie la casa. Il testo di Athol Fugard, autore sudafricano nato
nel ’32, ha una forte valenza sociale, meno evidenziata nella
messinscena; da una parte descrive in pochi tratti le pratiche assurde
dell’apartheid nel ‘62, anno in cui si svolge la pièce, dall’altra
riempie i suoi personaggi di alcuni lati oscuri, una certa grettezza di
Marius per esempio, che sono rivelatori della banalità di quel male
sociale, della sua assurda quotidianità. Helen è in questo senso
un’anomala, una rivoluzionaria dolce e creativa e l’interpretazione che
ne dà Isa Barzizza è commovente e delicatissima. Insieme a lei in scena
Giovanni Lombardo Radice, preciso e creativo nel delineare un prete
dalle tante certezze religiose e dal grande vuoto affettivo, Maurizia
Grossi è convincente nel ruolo dell’insegnante pasionaria che si perde
nelle storie d’amore finite male. |